mercoledì 25 aprile 2012

Ansia da hamburger

Io amo cucinare. E' una delle attivita' che preferisco, che mi rilassano di piu', uno dei pochi campi in cui ho fiducia nelle mie capacita'. Preparare un piatto nuovo e' sempre una sfida entusiasmante, non importa quanto complicata e lunga sia la ricetta.
La prossima settimana avro' quattro persone a cena, e sto gia' pregustando la gioia di impastare gli gnocchi ripieni, di fare le tagliatelline con la farina di farro, di estrarre dal forno la teglia di lasagne al ragu'.
E poi, qualche giorno fa, la domanda. Che ne dici di invitare i nostri vicini per una hamburger night? Prepariamo gli ingredienti, ognuno si assembla il suo hamburger.. una tipica serata americana.
E l'ansia comincia a salire. Perche' qui non c'e' nulla da impastare, nulla da decorare, nulla che possa darmi l'idea che sto creando qualcosa, che ho il controllo della cucina. 
La riuscita della serata dipende dal pane comprato, dalla freschezza della lattuga, dal formaggio che abbiamo scelto, e dalla cottura dell'hamburger. 
Lo so che sembra una cosa stupida, ma cuocere un hamburger mi mette ansia. Prima di tutto perche' si restringe, nonostante cerchi sempre di farlo piu' largo del panino. E poi, come lo devo cuocere, e soprattutto, per quanto tempo? 
Se in un ristorante mi capita di ordinare un piatto di carne, non mi verrebbe nemmeno in mente di dire che cottura preferisco. Al massimo posso concepire la distinzione tra "ben cotto" e "al sangue".
Ma gli Americani sugli hamburger sono puntigliosi. Rare, medium rare, medium, medium well, well done. Che differenza c'e' tra medium e medium well? medium well e' "un pochino piu' cotto" di medium? ma un pochino quanto? e soprattutto, non potevo preparare una pizza o delle focacce, su cui non avevo dubbi?
Lo so che stiamo parlando di un piccolo e inoffensivo disco di carne, che tremerebbe al confronto con un arrosto. 
A differenza pero' dell'arrosto, su cui non avrei nessun tentennamento, l'hamburger per gli Americani e' un comfort food, un cibo che evoca sapori e sensazioni legati all'infanzia, alla cucina della mamma, quella capace di trasmettere amore e concretezza.
I miei hamburger saranno all'altezza di questo compito? Riusciro' a ricreare "casa" senza delusioni? Cosa succede se il sapore e' completamente diverso da quello che si aspettano?
Ansia. E stiamo solo parlando di un hamburger. Sono gia' pronta ad un attacco di panico per il mio primo tacchino, quello del Thanksgiving. Per fortuna fino a Novembre ho tempo per abituarmi all'idea.

giovedì 12 aprile 2012

De gustibus non est disputandum


Un’idea diffusa tra gli Italiani e’ che la nostra cucina sia la migliore in assoluto. Magari riconosciamo i pregevoli contributi apportati dalle ricette tradizionali delle altre nazioni, ma sotto sotto l’idea di fondo e’ che non solo la cucina italiana sia la migliore per noi, ma che tutto il mondo la riconosca come tale.

Come moglie di un Americano mi trovo tutti i giorni a dover fare i conti con questa illusione: mio marito apprezza si’ i piatti italiani, ma i cibi che predilige, i suoi comfort foods, sono altri, completamente diversi dai miei piatti fumanti di pasta.

Ieri era quasi l’ora di iniziare a cucinare il pranzo, e, come spesso accade, il menu’ non era ancora stato definito chiaramente. Aprendo lo sportello dell’armadio dove conservo la pasta e i cibi non velocemente deperibili mi cade l’occhio sul sacchetto con il risotto di funghi, portato in dono dall’Italia da mia madre. Perfetto. Risotto con i porcini secchi, gli piacera’ sicuramente. Metto su il brodo, preparo il risotto. Il coniuge suona alla porta proprio nel momento in cui decido che la cottura e’ ultimata. Sono soddisfatta, il riso non deve aspettare, lo mangeremo in tutta la sua fragranza.

Mio marito entra in cucina. Guarda la pentola del riso con indifferenza, ed esclama: “Ah, oggi ho proprio voglia di un sandwich!!”.

Lo fisso. Se mio padre esternasse lo stesso pensiero a mia madre, nel momento in cui lei ha appena finito di preparare il pranzo, ci sarebbe quantomeno un momento di incomprensione, dovuto al fatto che:
1. Non e' stata avvertita preventivamente, quindi ha cucinato per lui. Ora questo c'e' e questo si mangia.
2. Per quale motivo una persona a cui piacciono i funghi dovrebbe preferire un panino ad un delizioso risotto pieno di profumatissimi porcini?

Ma questo discorso qui non vale, perche’ un Americano ha gusti diversi e una concezione del cibo differente. Per noi, o quanto meno per me e per la mia famiglia, il cibo e’ qualcosa di assolutamente importante, quasi sacro, che viene ottenuto seguendo precisi rituali che vanno dalla scelta della pentola al tipo di cottura, all’aggiunta degli aromi giusti. Il momento del pasto rappresenta il momento culmine, e il cibo cucinato e’ non solo il collante per stare tutti insieme, ma anche tradizione, sapore di casa, concretezza, amore.
Per lui e’ poco piu’ di un carburante che puo’ o meno avere un sapore gradevole, indipendentemente da come viene preparato.

Do un’occhiata al risotto. Stasera sara’ immangiabile. “Ok. Che tipo di sandwich vuoi?”
Dietro sua richiesta ho preparato un panino cosi’ composto:
- Fetta di pancarre' integrale, tostata.
- Strato di camembert.
- Strato di gelatina di ribes.
- Fette di bacon arrostite in padella.
- Due fette di simil-prosciutto ( in realta' fatto di tacchino).
- Insalata scondita.
- Fetta di pancarre' tostata e spalmata di mostarda al pistacchio.
Mentre io mangiavo il riso, lui ha assaporato il suo sandwich, con un’espressione di beatitudine infinita.

Amore e’ anche questo. E poi chissa’, magari un giorno le mie focacce e le mie pizze gli saranno cosi’ familiari da diventare anch’esse un comfort food, ricco di ricordi di casa e capace di dare sicurezza.

In definitiva comunque ha ragione il vecchio detto latino: non si puo’ discutere sui gusti. 


lunedì 9 aprile 2012

Ricette per complicarsi la vita


Ingredienti:
-         Una voglia improvvisa e ingiustificata di Krumiri con le gocce di cioccolato, e il ritrovamento di un’ottima ricetta per realizzarli (visto che qui sono irreperibili)
-          La folle decisione di fare i biscotti in concomitanza di un pranzo a base di lasagne per ospiti sudafricani.
-          Una casa in disordine e un soffitto gocciolante.
-          Un’imperfetta conoscenza dell’Inglese culinario.

Preparazione:
1. Iniziare a cucinare alle 9, in previsione di pranzare alle 14.30.
2. Ricevere una chiamata sul cellulare: il pranzo e’ anticipato all’una.
3. Dopo aver lasciato il ragu’ a sobbollire, iniziare velocemente ad impastare i biscotti, e rendersi conto, solo nel momento in cui si apre la scatola, che mentre “wheat flour” e’ la farina di grano, “corn flour” e’ l’amido di mais, e non la farina gialla.
4. Decidere di realizzare i biscotti comunque, e usare la maizena al posto della farina di mais (chiedersi perchè l'ho fatto è una domanda lecita)
5. Impastare facendo attenzione al soffitto gocciolante, che al momento e’ quello della cucina ( e le gocce cadono, ovviamente, esattamente sul piano d’impasto).
6. Ricevere una nuova chiamata sul cellulare: dei due ospiti sudafricani solo uno sara’ presente. In compenso vengono i vicini di casa statunitensi.
7. Finire di impastare e cominciare a fare i biscotti con la tasca da pasticcere.
8. Cercare inutilmente di aggiustare la tasca da pasticcere quando questa si smonta irreversibilmente, e alla fine ridursi a pigiare con le dita piccoli quantitativi di pasta dentro alla bocchetta spizzata.
9. Realizzare di aver dimenticato le gocce di cioccolato, e decidere di sciogliere comunque la tavoletta per ricoprire i biscotti.
10. Guardare l’orologio e rendersi conto tutto in una volta che sono quasi le 11, il pranzo e’ stato anticipato all’una e le tre teglie di lasagne sono ancora da impastare.
11. Mettere il cioccolato in un pentolino a bagnomaria, e tirare fuori uova e farina.
12. Rendersi conto che il cioccolato non si sta affatto sciogliendo, ma sta diventando una massa dalla densita’ abnorme, che mi guarda sogghignando dal fondo della pentola.
13. Spegnere il fuoco, in preda a profondo turbamento per l’aspetto del cioccolato, ed impastare le lasagne.
14. Riesumare il pentolino del cioccolato e, mentre l’acqua della pasta non bolle ancora, cercare di riportarlo in vita.
15. Dopo varie aggiunte di burro e latte e frenetici mescolamenti, realizzare che il massimo che si puo’ ottenere e’ una specie di crema.
16. Cuocere le lasagne, e iniziare a comporre le teglie.
17. Aprire la porta al marito, allontanarlo dai biscotti e dargli l’ordine secco e perentorio di passare l’aspirapolvere in salotto.
18. Rendersi conto che il salotto, briciole a parte, e’ un vero macello.
19. Raccogliere la biancheria da stirare, le scarpe rimaste in giro, libri e fasci di carte e scaraventare il tutto in camera da letto.
20. Infilare in forno le teglie di lasagne, e rendersi conto di non aver assaggiato il ragu’.
21. Trattenere il marito scalpitante dal divorare tutti i biscotti e dall’andare a chiamare gli ospiti che attendono nell’appartamento dei vicini.
22. Precipitarsi ad indossare qualcosa che non abbia ampie macchie di sugo e farina, e magari pettinarsi i capelli.
23. Realizzare che il maledetto cioccolato oltre ad essere pieno di bricioline per gli assalti del coniuge, si sta solidificando di nuovo, ed effettuare un nuovo intervento.
24. Lanciare piatti e bicchieri sulla tovaglia, e dare il via libera per l’arrivo degli ospiti.
25. Indossare un’espressione felice e tranquilla, e mentre gli ospiti entrano spingere sotto al divano, con nonchalance, un calzino sfuggito dal mucchio della biancheria asciutta.
26. Osservare gli ospiti mentre si gettano sulle lasagne come se non vedessero cibo da mesi.

Commenti:
-          Deliziosi questi biscotti!! E la crema, e’ fantastica!! E’ una tipica ricetta italiana?
-          Ehm.. certo.. (soprattutto la “crema”...)
-          Sono favolosi. Mi posso portare a casa quelli che sono avanzati? Con la crema, ovvio.

Che dire? Meno male che non erano Italiani.