martedì 10 dicembre 2013

Irrazionale

A volte succede che desideri con tutto il tuo cuore qualcosa. Poi l'evento all'improvviso si verifica e scopri di non essere affatto felice come pensavi. Anzi, tutto il contrario.

Due giorni fa ero seduta sul divano e stavo leggendo un articolo su uno dei blog che seguo. Mentre leggevo, una parte del mio cervello organizzava quello che avrei dovuto fare di lì a pochi minuti: mettere gocce di gel blatticida sul retro del microonde, dove avevo scoperto un piccolo insediamento di scarafaggi, svuotare la bacinella che argina il gocciolio del soffitto della cucina prima che traboccasse e mettermi ad impastare il pane.
Poi la porta si apre e mio marito rientra a casa dal lavoro, tutto emozionato. Mi dice che ce ne andiamo, che ci trasferiamo in città, che lasciamo la casa in mezzo al deserto.
Mi parla del nuovo appartamento, che dalle foto dovrebbe essere molto bello, in un complesso che ospita anche un supermercato.
La notizia sul momento mi rallegra. Una nuova casa, senza muffa nè gocciolamenti. Per andare al supermercato devo solo prendere l'ascensore. Niente più liste settimanali di cose da comprare. E poi la città, che offre sicuramente più opportunità del paesino sperduto.
Mio marito mi dice anche che l'appartamento sarà libero tra pochi giorni. Nel frattempo ci trasferiamo in un altro posto, sempre in città, messo a disposizione dai datori di lavoro del coniuge. Impacchettiamo e ci portiamo dietro tutto quello che riusciamo a far stare sulla macchina. Il resto delle cose e i mobili verranno portati tra qualche giorno da un camion. Non è una ditta di trasloco, ma solo un signore che abbiamo contattato perchè ci porti le cose più pesanti.

La mattina dopo mio marito esce per andare al lavoro. Sembra un giorno come tutti gli altri, ma nel pomeriggio lasceremo la casa.
Inizio ad insacchettare ( non ho scatole in casa, solo sacchetti della spesa). La pentola dove ho fatto il ripieno per il tacchino del Thanksgiving, la teglia dove ho cotto i biscotti di pasta frolla nei primi giorni dopo il trasferimento dall'Italia.
E scoppio a piangere come una fontana, senza ritegno. Il fatto è che nonostante tutti i suoi difetti, nonostante gli scarafaggi e i gocciolamenti, in questa casa io sono stata felice. Intensamente felice. Qui ho vissuto i primi due anni di matrimonio, e queste mura sono cariche di ricordi bellissimi.
Mi appoggio al lavandino, cercando di ricompormi. Fisso l'acciaio che brilla, e mi viene in mente la patina marroncina che lo ricopriva quando sono arrivata, il pomeriggio passato a grattarlo con la paglietta e la soddisfazione nel vedere il risultato.
Quando mio marito torna a casa, nel pomeriggio, buona parte del lavoro è fatta. Il salotto, nel punto in cui fino a qualche mese fa c'era il majilis, è pieno di sacchetti. Dentro ci sono pentole e bicchieri, posate e canovacci, pacchi di pasta, di farina, di zucchero. Ci sono tanti ricordi, tanti pezzi della nostra vita insieme.
Io sono seduta davanti al computer, in un momento di pausa. Il mio viso è il più possibile rilassato e impassibile.
Mio marito mi guarda. Una delle cose che amo di lui è la capacità di indovinare sempre come mi sento e a cosa sto pensando, con una precisione tale da farmi sospettare che sia capace di leggermi nel pensiero.
Si siede vicino a me e mi abbraccia.
- Lo so come ti senti. Spiace anche me lasciare questa casa.
Poco dopo iniziamo a caricare la macchina, e in poco tempo partiamo.

Ora mi trovo in città, seduta in un piccolo salotto all'interno di un appartamento squallidino e un po' freddo. I nostri sacchetti sono qui sul pavimento, e ogni volta che li guardo mi sento sradicata, come se fossi una pianta con le radici per aria che aspetta di essere travasata in un nuovo vaso.
Non vedo l'ora di andare nel nuovo appartamento, di creare nuovi ricordi, di tessere nuovi legami con l'ambiente.

Ciao ciao, casa nel deserto. Grazie di tutto.

martedì 3 dicembre 2013

Gocce

Plick.........Plick..........Plick.........
Questo è il gocciolio che c'è in cucina. Da due mesi e mezzo il soffitto gocciola senza interruzione. Altro che pioggia nel pineto. Qui piove di giorno e di notte. Quando siamo soli e quando abbiamo ospiti. Mentre preparo l'insalata per noi due e mentre preparo una cena per dodici persone. Il soffitto gocciola quando ho bisogno di spazio per poggiare i sacchetti della spesa, gocciola quando non so dove poggiare i piatti puliti, gocciola quando dimentico qualcosa nelle immediate vicinanze della bacinella. Perchè sì, non ci sono solo le gocce che cadono dal soffitto, ma anche quelle più insidiose, quelle che si formano per rimbalzo ed escono dalla catino, invadendo il prezioso spazio circostante, già limitato.  





Oggi, presa dall'esasperazione per aver dovuto rilavare per la millesima volta piatti puliti colpiti dalle goccioline di rimbalzo, ho tirato fuori il rotolo di alluminio e ho approntato una soluzione un po' rustica ma funzionante. Insomma, più o meno. Diciamo che riesce a limitare i danni.




Poi c'è il gocciolio del bagno ( di uno dei due bagni, incrociando le dita che l'altro resti asciutto).
Qui non gocciola in un punto dove è possibile posizionare un secchio, ma proprio sullo spigolo tra la parete e il soffitto, e più che mettere uno straccio non si può fare.
Non so voi, ma in casa mia gli stracci non sono mai abbastanza. Dieci giorni fa qui è piovuto, per la prima volta dopo mesi. E' venuta una pioggia battente durante la notte, così intensa da riuscire a svegliarci. 
L'ho già detto che in casa mia i vetri delle finestre sono bloccati perchè i binari su cui scorrono sono incrostati di sabbia? la mattina dopo il mio salotto si era trasformato in un lago, il tappeto zuppo. 
Ho preso un secchio e due stracci e ho iniziato ad asciugare. Quanta più acqua tiravo su tanta più sembrava che ne rimanesse sul pavimento. Perchè un conto è mettere lo straccio asciutto, un conto è usarne uno bagnato, che per quanto strizzato è comunque parzialmente già imbibito d'acqua.

Poi ci sono altre gocce. Queste non cadono nella mia casa, ma nel vaso della mia pazienza, della nostra pazienza, e mi chiedo sempre quale sarà quella che lo farà traboccare.
Ci sono i Bambini Terribili del palazzo e le loro interessanti attività (di cui ho già parlato) e tutte le amenità del paesino sperduto. 
Ultimamente a tutte queste piacevolezze si sono aggiunti altri due elementi degli di nota.

Gli invitati mancati.
Si tratta di un gruppo indefinito di persone (sospetto molto giovani) che allietano la vita di chi vive qui passando con la loro vettura avanti e indietro sulla strada e suonando il clacson a tutto spiano, tipo corteo matrimoniale. Dalle 19 alle 22. Tutti i giorni. 

Il maniaco esplosivo.
Il maniaco esplosivo è un tale (anche di costui sospetto un'età relativamente modesta) che si diverte a far fare piccole (insomma) esplosioni al motore della sua auto.
Bruum, bruum, bruuuuummm... BOOM! BOOM! Bruuum, bruum, BOOM!
Il simpatico individuo è capace di passare in questa amena occupazione ore ed ore della sua giornata. Accelera, accelera, e poi si sente il botto. E poi di nuovo, e di nuovo, e di nuovo, con una certa predilezione per le ore serali.
Una gioia infinita. Specie per me, che ho la fobia dei rumori forti.

Ora siamo in attesa dell'addetto alla manutenzione, che dovrebbe ripararci le perdite d'acqua. Non so perchè, ma non mi sento molto fiduciosa. Forse perchè le ha già "riparate" almeno cinque o sei volte, e dopo un mese il problema si è ripresentato, sempre negli stessi punti, sempre uguale. Ci metterà un pezzetto di scotch? certo che per "riparare" in questo modo tanto vale che mi arrangi da sola. 

lunedì 2 dicembre 2013

Thanksgiving, parte seconda e ricette

Sono passati quattro giorni dal Thanksgiving, e nonostante tutti i miei buoni propositi i resti del tacchino non hanno resistito e sono già finiti nella spazzatura. Sigh. 
La cena è andata bene. Alla fine eravamo solo in quattro, noi e i nostri dirimpettai americani, ma è stata una serata piacevole in cui abbiamo chiacchierato, riso e soprattutto abbiamo mangiato a sazietà.
I barattoli con i biscotti sono stati estremamente apprezzati, e così la ghirlanda di foglie di carta. 
Al termine della serata gli ospiti si sono portati via un bel pezzo di tacchino avanzato, ma ahimè, questo non ha scongiurato la sua triste fine.

Ricette

Biscotti
La ricetta dei biscotti al cioccolato bianco e mirtilli rossi è questa. Non l'ho seguita fedelmente, sono stata costretta ad omettere un paio di ingredienti che qui non si trovano, ma i biscotti sono venuti bene.
Un appunto sul sapore: per me questi cookies sono dolcissimi, decisamente troppo, tanto che se dovessi rifarli sarei tentata di diminuire lo zucchero e ribilanciare le dosi della ricetta o aggiungere qualcosa che ne diminuisca la dolcezza eccessiva. I miei ospiti invece li hanno adorati, riuscendo quasi a finirli prima di tornare a casa.

Green bean casserole
La mia versione di questo tradizionale piatto americano è molto meno "pasticciata" delle ricette che ho trovato in giro, ma ugualmente gradita.
La preparo mettendo a bollire i fagiolini (lavati e privati delle estremità) per una manciata di minuti, finchè non sono teneri. Mentre i fagiolini cuociono taglio una cipolla a dadini molto piccoli e la faccio soffriggere nell'olio d'oliva finchè non è dorata. Unisco quindi i fagiolini scolati e asciugati e abbondanti mandorle tostate.
Stop. Niente burro, sour cream o altre salse.

Mashed potatoes
Per le mashed potatoes mi avvalgo della ricetta del purè di patate che faccio sempre. Lesso le patate e le passo nello schiacciapatate, quindi metto la purea sul fornello aggiungendo una noce di burro, una grattata di noce moscata, sale e latte, e mescolo finchè il composto non è cremoso.


Il tacchino
Per il tacchino e lo stuffing mi baso sulla ricetta di Laurel Evans in Buon appetito, America!
Una volta che la bestia si è scongelata completamente (qui purtroppo non si trova fresca) la lavo per bene e la asciugo, ponendola poi sulla griglia del forno con il petto rivolto verso l'alto. Ungo per bene la pelle, per poi passare un'emulsione di olio e sale tra la pelle e la carne (fin dove riesco ad arrivare). Quindi farcisco per bene il tacchino, legando poi le zampe in modo da chiudere il buco.

Nel mio forno l'animale cuoce in 5-6 ore. Ogni mezz'ora va spennellato con una miscela di brodo e vino.
I succhi persi dal tacchino durante la cottura vanno tenuti e costituiranno la base per la salsa gravy.


Il ripieno
Preparo circa un litro e mezzo di brodo vegetale. Quando il brodo è pronto faccio soffriggere in un'ampia padella abbondante cipolla e sedano, tagliati piuttosto grossolanamente. Quando sono dorati li sposto in una capace pentola (la più grande che possiedo) e unisco del pane tagliato a dadini e bagno col brodo, impastando con le mani finchè il pane non si è ammollato e amalgamato con gli altri ingredienti. Aggiungo quindi una buona quantità di castagne pelate e lessate e una manciata di salvia.
Ovviamente non tutto lo stuffing viene usato per facire la bestia. Quello che avanza lo metto a gratinare in una teglia, e costituisce uno dei piatti più apprezzati della cena.

Questo è il tacchino (fotografato di sbieco) dopo cinque ore di cottura.
Alcuni animali sono dotati di un termometro pop-up, una specie di dischetto rosso che dovrebbe sollevarsi nel momento in cui la cottura si è ultimata. Detto tra noi, questi termometri non sono molto affidabili. L'anno scorso il mio tacchino ce l'aveva, e quando il dischetto si è sollevato l'animale era ancora abbondantemente crudo, per cui consiglio caldamente l'uso del termometro da carne.

I miei ospiti hanno portato la pumpkin pie, completando il gruppo dei piatti irrinunciabili per festeggiare il Thanksgiving.
Quindi insomma, la serata è andata, i miei ospiti hanno gradito e, soprattutto, mio marito è stato contento.