sabato 14 ottobre 2017

Escape to the Freaky Village

Escape to the Country è un programma britannico che mio marito ed io guardiamo spesso, un po' perchè la scelta è quella che è, un po' perchè è divertente, un po' perchè dopo tre anni di Australian English l'accento britannico suona esotico ed interessante. 

Lo schema è sempre lo stesso: c'è una coppia, di solito di arzilli e facoltosi sessantenni, che vuole traslocare dalla città alla campagna e ha delle idee ben precise riguardo a come e dove deve essere la nuova casa. Il presentatore li porta nella zona prescelta e mostra a loro tre case, di cui generalmente una carina, una oscena e una "mmm.. devo pensarci". 

Pochi giorni fa mio marito ed io abbiamo vissuto la prima puntata della nostra personale ricerca di una nuova casa e abbiamo passato la giornata facendo continui paragoni col programma di cui sopra. 

Stiamo per trasferirci in una zona a circa 300 km da dove abitiamo ora. Saremo sempre nel Bush, ma più vicini alla costa ovest del Western Australia, in un paesino di circa 500 persone che chiamerò the Freaky Village. La ragione del soprannome sta nel fatto che è un posto alternativo, dove vivono pensionati, figli dei fiori, artisti e hipster.
C'è una libreria di libri usati senza personale addetto alla vendita, in cui vai, porti un libro che non vuoi più e ne prendi un altro in cambio gratuitamente.
C'è una scuola con ben 34 alunni.
C'è un pullmino di proprietà della comunità per le "gite sociali", che una volta al mese va anche a Perth, per portare fin lì chi ne avesse bisogno.
C'è un locale vegano-biologico-buddista, dove, seduto davanti ad una statua di Buddha, puoi gustare un curry di zucca e ceci biologici cresciuti nel giardino sul retro.
C'è un mercatino settimanale di prodotti locali, la verdura biologica prodotta dai contadini, il sapone fatto in casa, la bigiotteria artigianale. C'è anche una signora che vende muffins fatti da lei.
E' un piccolo posto adorabile in mezzo alle foreste, del tipo che visiti una volta durante una gita fuori porta e pensi che bello che sarebbe vivere lì.

Poi sono successe una serie di cose, tipo mio marito ha trovato delle opportunità lì per il suo lavoro, io sono andata a fare un giro della zona armata di curriculum e due giorni dopo avevo già fatto un colloquio ed ero stata assunta, il proprietario della casa dove abitiamo attualmente ci ha fatto sapere che vuole vendere la proprietà, insomma, tutta una serie di cose ci hanno portato a pensare ad un trasloco molto prossimo.
L'unico neo del Freaky Village è che si trova in una zona molto bella e questo si traduce in affitti altissimi. Avevo già parlato di quanto sia difficile trovare qualcosa non dico di bello, ma di anche solo vagamente abitabile senza spendere cifre assurde: ovviamente quello che qui nel Paesino del Bush avrebbe avuto un prezzo diciamo modico, nel Freaky Village diventa proibitivo e non avete idea di cosa la gente abbia il coraggio di mettere in affitto: posti in cui io non terrei nemmeno le galline.

Arioso monolocale in stile vintage immerso nella natura, in affitto per soli 1.600 $ al mese.
Sì, sto scherzando, ho preso la foto su internet. Ma non pensiate che gli annunci reali siano molto meglio. 
Abbiamo quindi guardato gli annunci, chiamato le due agenzie immobiliari del Freaky Village e infine preso un appuntamento per lo scorso lunedì per visitare ben cinque case diverse (niente appartamenti nel bush, sono tutte casette unifamiliari), tre con una agenzia e due con un'altra.

Arriviamo puntualissimi alla prima agenzia, succursale di una nota catena australiana di agenzie immobiliari. L'impiegata con cui abbiamo parlato al telefono non è disponibile ad accompagnarci, perchè si è portata i figli in ufficio e deve badare a loro. Così, senza problemi. Si vede che è normale, da queste parti. Con noi viene un ragazzino probabilmente assunto il pomeriggio precedente, che non sa nulla delle case, ad ogni domanda risponde che deve chiedere e ha l'entusiasmo di un bradipo in letargo.

Ci accompagna alla prima casa, la più economica, mille dollari al mese. E' piccolissima, interamente fatta di legno, ma non legno tipo chalet svizzero: legno tipo cuccia del cane, tipo fienile, con le pareti costituite di assi di legno incollate le une alle altre, niente mattoni. Tipo che se viene un po' di vento serio crolla a terra. Il gabinetto è un casottino in giardino. Gli attuali affittuari sono una coppia sulla sessantina e sono palesemente figli dei fiori con la passione per gli incensi e lo yoga.
- Se ci trasferiamo qui, come minimo troviamo della droga nascosta da qualche parte - mi dice mio marito. Concordo, e la casa viene bocciata in partenza.

La seconda casa è accanto alla prima. Molto più grande, troppo più grande, con un sacco di stanze. Le uniche sorgenti di riscaldamento sono una stufa a legna in cucina e un caminetto in salotto, entrambi ben lontani dalle camere da letto. La casa è in fibrocemento, quella schifezza misto-amianto che utilizzavano qui per costruire alloggi economici prima degli anni '90.
- C'è dell'amianto nei muri? - chiediamo al bradipo.
- Ehm, devo chiedere - risponde lui.
Bocciata.

La terza casa non c'è che dire, è bellissima. E' fuori dal paese, è in mattoni, addirittura ha alcuni alberi da frutto. Praticamente un sogno, soprattutto se paragonata alle altre.

Poi andiamo nell'altra agenzia. La titolare, che da questo momento in poi chiamerò la Pazza, ci fa accomodare e ci dice che, purtroppo, le case che volevamo visitare sono state affittate entrambe e lei non ha pensato di avvisarci perchè tanto sapeva che saremmo venuti lo stesso per trovarne una.
Con una sola frase ho perso tutta la mia credibilità e serietà professionale.
Qualcuno le ha per caso viste?
Ci dice che però, fortunatamente, ha altre due case sottomano. Però non ha le chiavi.
- Vi accompagno a vedere i giardini - ci dice - Perchè tanto, più che la casa in sè, è importante la posizione.
E no, non ci sta prendendo in giro, parla seriamente.

Benvenuto nel nostro ristorante!
Sfortunatamente il cuoco non ha pentole, quindi non possiamo darle nulla da mangiare.
Ma venga, la accompagno a vedere la cucina.
- Poi magari guardando attraverso i vetri riuscite lo stesso a vedere dentro! - aggiunge la Pazza.

No comment. Io sto già schiumando di rabbia e sono pronta ad alzarmi e uscire senza nemmeno salutare. Cioè, siamo venuti fin qui su appuntamento e ora ci dice che le case (che erano disponibili due giorni prima) ora sono affittate? Entrambe?? e non ha ritenuto necessario avvisarci? poi l'offerta di visitare altre case senza poterci entrare dentro mi sembra solo un'ulteriore presa in giro.

Mio marito però è un uomo di sangue freddo che non si arrabbia assolutamente mai. Con una cortesia infinita risponde che sì, siamo felici di visitare i giardini delle potenziali case.

Saliamo in macchina e seguiamo la Pazza, che ci precede con la sua macchina.
La prima proprietà si trova a 25 km dal paese, in mezzo alla foresta. Intendo proprio letteralmente, è stata costruita in una minuscola radura. Attorno, per chilometri e chilometri, ci sono solo alberi e una fittissima vegetazione di sottobosco. Il giardino ( un pezzo di foresta cintata adiacente alla casa) è stato lasciato crescere selvaggiamente dall'attuale proprietario, tanto che, entrando dal cancello, non riusciamo a trovare il sentiero per arrivare alla casa e dobbiamo farci largo tra la vegetazione ipertrofica, stile Indiana Jones in mezzo alla jungla.
La Pazza si è portata dietro il cane, un affarino peloso e minuscolo che, quando non rimane incastrato tra i rami, ci si infila tra le gambe mentre arranchiamo tra la vegetazione, rischiando di farci finire a gambe all'aria.
Quando finalmente riusciamo a raggiungere la casa (il "cottage" come lo chiama la Pazza) scopriamo che è fatto di lamiera, stile favelas. Le tende sono state tirate e purtroppo è impossibile vedere l'interno.
Poi ci racconta che il fiume passa lì vicino, e anzi, perchè non andiamo a vederlo?
Ci conduce dunque giù per un ripido pendio, fino ad arrivare al corso d'acqua che, maestoso e tranquillo, serpeggia in mezzo agli alberi.

Riprendiamo quindi la macchina (dopo esserci persi di nuovo tra gli alberi del giardino), torniamo in paese e visitiamo l'ultima casa (di cui vi risparmio la descrizione).

In realtà non c'è molto da scegliere, la terza casa sarà la nostra casa, nonostante il prezzo folle.
Trasloco tra un mese.

3 commenti:

  1. Lo so che non dovrei ma mi sono sbellicato dalle risate a leggere di questa tua avventura, ma avendo fatto due traslochi nel giro dell'ultimo anno e mezzo so che quando ti coinvolge direttamente hai poca voglia di ridere.
    Mi ha sorpreso questa cosa inizialmente degli affitti così cari, cioè siamo in mezzo al niente (relativo ai servizi) e uno si aspetterebbe che pur di incentivare gli arrivi e stimolare quindi l'economia locale, ci si impegni di più ad offrire soluzioni migliori a prezzi più abbordabili, mentre mi par di capire che si tratti di uno di quei luoghi che non ha interesse ad ampliarsi e viviono di rendita sulla bellezza del paesaggio offrendo come servizi il minimo, della serie questo è disponibile prendere o lasciare.
    Ma da un punto di vista politico/amministrativo chi amministra queste zone così particolari?
    Mi è capitato di parlare un giorno con il suocero di mia sorella che tanti anni fa era emigrato in Australia, per 3-4 anni forse, ed è tornato senza spiccicare una parola di inglese perchè per quasi tutto il tempo l'avevano spedito a lavorare in mezzo ad una foresta lontano da tutto e per compagnia aveva solo un collega anziano col quale si intendevano a gesti.
    Pensavo fosse un caso isolato, ma evidentemtne l'enormità del territorio e la bassa percentuale di popolazione in certe zone fa si che ancora oggi potrebbe accadere qualcosa di simile.
    Immagino che anche i vostri lavori saranno a qualche ora di distanza da dove andrete a vivere.
    Una curiosità, che rapporto c'è tra questi australiani che vivono in luoghi così isolati e quelli delle grosse metropoli sulla costa?
    Perchè visti da qui sembrano due mondi diversi.

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  2. e comunque io avrei fatto fare un volo nel fiume alla pazza e al suo cane...

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    1. Guarda, l'Australia che ho imparato a conoscere in questi anni è quella dei grandi spazi pochissimo popolati e con pochi servizi, che poi in realtà costituiscono la maggior parte del Paese. Il paesino in cui ci trasferiremo (così come quello dove ancora abitiamo) non sono terribilmente isolati, questo dopo tutto è solo il bush, non l'outback.. però certo, è un altro mondo,rispetto alle grandi città. Quanto all'amministrazione, questa è basata su tre forme di governo locale, city, town e shire, dove quest'ultima di solito identifica zone prevalentemente rurali e non va confusa con la county che indicauna suddivisione diversa.
      Immagini bene,entrambi lavoreremo ad una certa distanza dal paesino (io a 65 km).
      Quanto alla pazza, anche io l'avrei buttata nel fiume volentieri!!!

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